Ruoppolo Teleacras - Operazione Agorà

  • 11 anni fa
Blitz antimafia della Squadra mobile di Agrigento e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Arrestati 6 presunti favoreggiatori del boss Giuseppe Falsone, capo di Cosa nostra agrigentina. Sequestrati 100 milioni di euro di beni. Anche il Centro commerciale "Le Vigne" (per il video seleziona Alta qualità in basso a destra dello schermo).
Ecco il testo:
Le corazzate della Squadra mobile di Agrigento e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo procedono a tappe. Prima le pedine, poi le torri, poi i cavalli, poi gli alfieri. Il 6 marzo del 2007 il blitz cosiddetto "Camaleonte". 21 arresti. Poi, lo scorso 4 luglio, i Carabinieri sparano il secondo bombardamento: l'operazione "Scacco matto", altri 34 arresti. E' Scacco sì, ma non tanto matto, perché lui, il Re, Giuseppe Falsone, di Campobello di Licata, capo di Cosa nostra agrigentina, è ancora libero, latitante, uccello di bosco, e vola, anche oggi, sabato 6 dicembre. 6 arresti, contro altri presunti favoreggiatori di Giuseppe Falsone. Il cannone della Squadra mobile di Agrigento, capitanata da Salvatore Montemagno, e della Dda di Palermo, ha lanciato un altro missile. Ed è un razzo di precisione, quasi chirurgico. Sì perchè il bersaglio della terza esplosione sono stati anche beni ed imprese di cui alcuni degli arrestati sarebbero titolari nell'interesse di Falsone. Gli indagati rispondono infatti, a vario titolo, di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni. In carcere Gerlando Morreale, 42 anni, e Calogero Costanza, 25 anni, entrambi di Favara. Poi Vincenzo Leone, 38 anni, Angelo Di Bella, 54 anni e Luigi Messana, 50 anni, tutti di Canicattì. Il sesto mandato di cattura è stato notificato nel penitenziario di Cuneo contro Calogero "Lillo" Di Caro, 64 anni, ritenuto il capomafia di Canicattì. E' stata l'operazione cosiddetta "Agorà", dal nome di un Centro commerciale, che oggi è il Centro "Le Vigne", lungo la statale 640, in territorio di Castrofilippo, e che ha subito il sequestro preventivo giudiziario. Secondo la Dda di Palermo e la Squadra mobile di Agrigento, ed anche secondo quanto ha raccontato il pentito Maurizio Di Gati, il Centro commerciale "Le Vigne", dalla fase della progettazione fino alla costruzione, è stato nel mirino di Cosa nostra, che si sarebbe prima occupata della vendita del terreno su cui insediare il Centro commerciale, e poi si sarebbe impegnata per ottenere le autorizzazioni necessarie. Le opere sarebbero state concluse da imprese di cui sarebbero titolari gli arrestati di oggi e che sarebbero pilotate dal superlatitante Giuseppe Falsone. La squadra mobile di Agrigento ha sottoposto a sequestro preventivo anche l' "Ares appalti srl" e la "Sc costruzioni", entrambe con sede legale a Favara, poi la "Edil plus" con sede a Canicattì, la "Leopali srl" di Vincenzo Leone a Canicatti, e l'impresa individuale di Gerlando Morreale a Favara. Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 100 milioni di euro.