E’ definitiva la sentenza del Tribunale di Roma che, con rito abbreviato, aveva condannato a cinque anni di carcere Roberto De Santis, noto come 'Er Nasca', nel processo per la tentata estorsione, aggravata del metodo mafioso, ai danni di una imprenditrice romana.
Per De Santis, nei giorni scorsi, si sono riaperte le porte del carcere dove sconterà la pena residua per questa causa.
L'ordine di esecuzione per la carcerazione del Tribunale di Roma arriva a seguito delle sentenze di condanna di primo grado, confermata dalla sentenza della Corte d'Appello di Roma, divenuta definitiva il 1 ottobre, data in cui la Corte Suprema di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei legali di De Santis, riconosciuto colpevole di aver tentato di costringere l'imprenditrice a versare indebitamente la somma di 500.000,00 euro a titolo di protezione, per permetterle di realizzare un intervento urbanistico (in convenzione con il Comune di Roma) a Ostia, con una previsione di realizzo di circa 100 milioni di euro. La Corte d'Appello del Tribunale di Roma, nell'esaminare la sentenza di primo grado, ha evidenziato "l'enorme valenza probatoria delle conversazioni intercettate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Ostia, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma". Secondo i togati, infatti, i dialoghi intercettati e i riscontri investigativi acquisiti dai Carabinieri durante le indagini, hanno dimostrato che, senza ombra di dubbio, l'imputato aveva posto in essere un classico tentativo di estorsione aggravato dal metodo mafioso.
Per De Santis, nei giorni scorsi, si sono riaperte le porte del carcere dove sconterà la pena residua per questa causa.
L'ordine di esecuzione per la carcerazione del Tribunale di Roma arriva a seguito delle sentenze di condanna di primo grado, confermata dalla sentenza della Corte d'Appello di Roma, divenuta definitiva il 1 ottobre, data in cui la Corte Suprema di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso dei legali di De Santis, riconosciuto colpevole di aver tentato di costringere l'imprenditrice a versare indebitamente la somma di 500.000,00 euro a titolo di protezione, per permetterle di realizzare un intervento urbanistico (in convenzione con il Comune di Roma) a Ostia, con una previsione di realizzo di circa 100 milioni di euro. La Corte d'Appello del Tribunale di Roma, nell'esaminare la sentenza di primo grado, ha evidenziato "l'enorme valenza probatoria delle conversazioni intercettate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Ostia, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma". Secondo i togati, infatti, i dialoghi intercettati e i riscontri investigativi acquisiti dai Carabinieri durante le indagini, hanno dimostrato che, senza ombra di dubbio, l'imputato aveva posto in essere un classico tentativo di estorsione aggravato dal metodo mafioso.
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00:13un'imprenditrice romana.
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00:19sconterà la pena residua per questa causa.
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