Apple Watch arriva in Italia: vale la pena comprarlo? La nostra prova

  • 9 anni fa
Era dai tempi dell’iPad (2010) che Apple non aggiungeva nel suo listino una nuova categoria di prodotti. Ora ci prova per gli smartwacht, dove molti concorrenti hanno già fatto le loro mosse (Samsung ha debuttato quasi due anni fa, Sony ancora prima). In un solo colpo recupera il ritardo: Apple Watch è l’«orologio connesso» più riuscito e piacevole da usare che abbiamo testato finora. La qualità dei materiali, le finiture, i dettagli più minuti sono in linea con la tradizione Apple (anche se molti sono delusi dal fatto che il Watch non sia tondo: ma è una scelta deliberata dell’azienda, per motivi funzionali). Ma la differenza la fanno, come sempre, l’interfaccia e il software. La corona digitale, il Force Touch e il feedback tattile (Taptic Engine) con le sue vibrazioni fanno la differenza, anche se familiarizzare con il Watch - anche per un utente “esperto” - non è semplice e immediato come fu con il primo iPhone o con l’iPad. Il punto debole, oltre a un prezzo molto elevato (si parte da 419 euro) per un “gadget” che dipende comunque dall’iPhone, è nella qualità delle app di terze parti. Ce ne sono già oltre 3.500 ma molte sono poco utili, ridotte nelle funzioni e a volte anche mal funzionanti. Molto cambierà in autunno con il nuovo sistema operativo Watch Os 2.0. Al di là di questo, però l’Apple Watch si è rivelato fin dall’inizio - se riuscite a profilare in maniera corretta le informazioni essenziali da ricevere sul polso - un formidabile rimedio contro «l’ansia da notifica» che la dipendenza da smartphone ha imposto a tanti di noi in questi ultimi anni. Non abbastanza però per consigliare a tutti di fiondarsi a fare la coda in un Apple Store. Ma abbastanza per guardare con un rinnovato interesse agli smartwatch e alla categoria, finora di nicchia o piuttosto fumosa, della “tecnologia da indossare”

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